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A PASSU. Appunti di antropologia del ballo sardo

A passu

di Giuseppe Michele Gala.

DUE ASSOCIAZIONI E UN LIBRO.

Un campo specifico d'intervento dell'attività dei Lions clubs è certamente quello del recupero e della salvaguardia del patrimonio culturale, della storia, delle memorie della comunità in cui il club si è costituito. Per questo la collaborazione col gruppo culturale e folklorico Ittiri Cannedu, guidato ormai da molti anni da un nostro apprezzatissimo socio, Piero Simula, era nelle cose.
Il gruppo Ittiri Cannedu, portando i nostri colori, la nostra musica e le nostre danze in tutte le parti del mondo si è reso benemerito protagonista di un'opera altamente culturale. Il folklore, infatti, al di là dell'ovvio richiamo turistico, quando non soggiace ad interessi consumistici, quando non scade nel folklorismo, quando si tiene lontano dallo spettacolo finalizzato all'intrattenimento del turista frettoloso, ma si attiene ad una fedele riproposizione di modi di essere, di
valori autenticamente tradizionali, è un aspetto della cultura popolare tra i più significativi. E il gruppo Ittiri Cannedu, per l'approccio metodologico che ha caratterizzato e caratterizza la sua ricerca, improntata a serietà e rigore, il suo costante riferimento a moduli di vita autenticamente presenti non solo nella memoria dei più anziani, ma, proprio grazie alla sua attività, anche tra le nuove generazioni, ben merita la fama e l'autorevolezza raggiunte.
La danza e il canto, che sovente la accompagnava, (ma la prima più della seconda) sono forse l'aspetto più caratteristico e direi distintivo del nostro folklore, della nostra cultura popolare. Essi connotavano i momenti più lieti d'un'esistenza peraltro difficile, spesso dura, quale poteva essere quella di contadini, pastori, inseriti in un contesto dominato dalla generale povertà, dalla precarietà, dalla quotidiana lotta per la sopravvivenza. Un'esistenza dura e purtuttavia lontana dalla nevrosi, dalle solitudini che contraddistinguono la vita di oggi.
Un'esistenza riscaldata dalla solidarietà de “su ighinadu” che si esprimeva particolarmente nei momenti più bui, ma che faceva sentire la sua presenza anche nelle vicende più liete: il raccolto del grano, la vendemmia, gli sposalizi, il carnevale, tutte occasioni in cui il ballo, il canto non rappresentavano solo il momento massimo di aggregazione, ma anche quello in cui si dava libero sfogo ad una vitalità a lungo repressa dalla severità dell'esistere.

Sul ballo sardo sono numerose le pubblicazioni. Tra coloro i quali si sono occupati a lungo del ballo ci sono due nostri concittadini, la prof.ssa G. Carta Mantiglia, docente all'Università di Sassari e il dr. A.M. Tavera, i quali con la loro competenza e il loro rigore accademico e più ancora con la loro passione, hanno costituito e costituiscono l'indispensabile referenza culturale del gruppo Ittiri Cannedu.

Il Prof. Gala non è uno dei tanti che si è occupato del ballo sardo. Autore ed editore di pregevoli pubblicazioni sull'argomento, è considerato uno dei massimi esperti italiani del ballo e del canto tradizionali. La sua ultima pubblicazione, che viene presentata in occasione di questo festival internazionale, è una cavalcata nella prassi coreutica sarda, di cui esamina il corposo background, i riferimenti storici, antropologici, etnografici, sociologici, la coreografia, le implicazioni socio-culturali, etiche ed estetiche, i processi creativi, l'adattamento somatico al ballo, i diversi ruoli dei protagonisti, la funzione terapeutica (ad es. nel ballo de s'arza). Si sofferma poi su un punto importantissimo: il rapporto tra isolazionismo, chiusura ed esibizione, talvolta ostentata, della danza come griffe d'identità. Un libro complesso e appassionante, basato su studi severi condotti su repertori documentari amplissimi. Per questo, da sardo, da lion, debbo ringraziare il prof. Gala per averci dato con la sua opera la possibilità di vedere in maniera più consapevole i molteplici risvolti, a volte insospettabili, di un aspetto ancora vitale della nostra cultura, qual è il ballo sardo. Da cittadino di un centro, Ittiri, che pur non appartenendo da più d'un punto di vista alla zona cosiddetta “resistente” della Sardegna, è stato (ed in parte lo è ancora) uno dei luoghi dell'Isola più “conservatori”( nell'accezione di persistente fedeltà al suo passato) mi auguro che studiosi del calibro del prof. Gala sfruttino questa situazione, fino al punto di considerare Ittiri “laboratorio” privilegiato per le loro ricerche, grazie anche alla presenza d'un elemento catalizzatore quale potrebbe considerarsi il gruppo Ittiri Cannedu. Dal frutto di tali ricerche, tutti noi ittiresi (e naturalmente non solo noi), possiamo trarre una conoscenza ed una consapevolezza sempre maggiori del nostro passato e del nostro presente.

 

Il Presidente del Club
Michelangelo Delogu