di Gerolama Carta Mantiglia e Antonio Tavera
Nella società sarda tradizionale, la cui economia era fondata soprattutto sull’agricoltura e sulla pastorizia, il ritmo della vita delle comunità era regolato dalle scadenze cicliche imposte dal sistema produttivo. In questo contesto le feste e le cerimonie rappresentavano momenti di pausa del lavoro e nell’ambito di queste, notevole rilievo ha avuto la danza, tanto da essere ritenuta da molti il “divertimento nazionale” dei sardi. Infatti, a livello comunitario, il ballo si connota quale costante fattore di socializzazione in tutte le occasioni cerimoniali, legate alla vita dell’individuo, e festive, sia calendariali che religiose; ed è la sua esecuzione all’interno o nelle immediate adiacenze delle chiese, campestri specialmente, la disposizione in cerchio dei danzatori, i loro particolari movimenti, soprattutto limitati alle gambe, l’atteggiamento grave e solenne dei partecipanti, le modalità e le regole di partecipazione e infine gli strumenti utilizzati per scandire i ritmi della danza, a indurre molti osservatori ad attribuire al ballo tondo caratteri di grandissima antichità e valore sacrale e la chiesa a condannarlo e a combatterlo come eredità pagana in contrasto con le sue regole.
Nessuno infatti, fra quanti in tutte le epoche hanno avuto occasione di percorrere la Sardegna per i più svariati motivi, ha mancato di mettere in evidenza la diffusione del ballo tradizionale e l’importanza che esso rivestiva nella società sarda.
Moltissime sono nel 1800 le opere in cui vengono riportate notizie sul ballo sardo. Risale proprio al XIX secolo la “scoperta” della Sardegna da parte di scrittori e viaggiatori europei e quindi una serie di lavori in cui vengono descritti storia, territorio, modi di vivere, di vestire e di divertirsi dei sardi. Non abbiamo però solo libri di stranieri, ma anche di italiani che vedono la Sardegna come terra “arcaica” dove residuano modi di vita altrove scomparsi da tempo. In queste opere vengono messi in evidenza soprattutto gli aspetti che colpiscono immediatamente l’immaginario per la diversità, e che in qualche modo rendono la Sardegna diversa.
Anche il modo di ballare, quindi, come il modo di vestire o di cantare, appare spesso come “sopravvivenza” di periodi storici molto antichi, e spesso si cercò di individuare le origini di queste forme di ballo introvabili in altre aree geografiche. Per fortuna non mancano in questo quadro, a volte ripetitivo, testimonianze indispensabili, senza le quali, molto probabilmente, anche questo aspetto della vita dei sardi sarebbe rimasto quasi sconosciuto.