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La STORIA

Associazione Culturale e Folklorica Ittiri Cannedu

Quando, nei primi anni settanta, si costituisce il Gruppo Ittiri Cannedu, che successivamente cambierà la denominazione inAssociazione Culturale e Folklorica “Ittiri Cannedu”, i giovani che ne fanno parte si dedicano in primo luogo a reperire le informazioni relative alle danze popolari, agli strumenti musicali utilizzati per accompagnare i balli e infine allo studio delle tecniche di ballo vere e proprie. Questo studio sul campo fu ritenuto indispensabile perché negli anni a partire dall’immediato dopoguerra, con il massiccio spostamento di grandi masse di lavoratori dalle attività tradizionali della pastorizia e dell’agricoltura a quelle industriali, era venuto a mancare il contesto per mezzo del quale si era tramandato nel tempo questo particolare aspetto della cultura popolare tradizionale. La ricerca sul campo, condotta scrupolosamente, fu lo strumento che consentì ai soci del gruppo di Ittiri di impadronirsi delle essenziali conoscenze per ridare vita alla musica e alla danza tradizionali. Le persone anziane coinvolte nell’operazione di recupero culturale, vere e proprie biblioteche della memoria comunitaria, consapevoli dell’importanza di quanto i giovani avevano intrapreso assicurarono la massima collaborazione e seguirono i giovani fino al completo apprendimento delle tecniche di ballo tradizionali.

Fin dalla fondazione l’Associazione, che è iscritta alla Federazione Italiana Tradizioni Popolari, sempre guidata dal Presidente Piero Simula, collabora con enti pubblici e privati per l’organizzazione di manifestazioni culturali e partecipa con regolarità alle più importanti rassegne di folklore regionali, nazionali e internazionali; ha rappresentato l’Italia in numerosi festival di folklore in Germania, Francia, Spagna, Svizzera, Portogallo, Grecia, Polonia, Cecoslovacchia, Turchia, Ossezia del Nord (ex Unione Sovietica), Bulgaria, Belgio, Macedonia, Austria, Brasile, Argentina, Colombia, e Quatar.

Il repertorio, esclusivamente tradizionale, ripropone fedelmente la musica e le danze popolari della Sardegna e, in modo particolare, i moduli della regione del Logudoro e di ittiri
L’abbigliamento delle danzatrici costituisce un documento etnografico di notevole interesse in quanto abito festivo ancora in uso, anche se limitatamente ad un ridotto numero di persone in età avanzata.

Relativamente, all’abbigliamento festivo femminile possono essere individuati fondamentalmente due tipi principali che si distinguono fra loro, oltre che per il diverso colore della gonna, per la maggiore o minore dotazione dei gioielli. Infatti, mentre le donne delle classi contadina e bracciantile portavano abiti con gonna nera e ridotto corredo di monili, quelle della classe egemone indossavano gonna rossa e ricca dotazione di gioielli.

Occorre però sottolineare che questa distinzione schematica è solamente indicativa in quanto fra le tipologie citate esisteva una serie infinita di varianti da mettere in relazione (fra l’altro) con la diversa capacità economica delle donne e con il loro stato civile.
Per quanto attiene all’abbigliamento maschile è sufficiente osservare che esso rientra nella tipologia del vestiario maschile regionale presente nell’isola con lievissime varianti da zona a zona.

Oltre ai balli a diffusione regionale, l’Associazione Ittiri Cannedu esegue quelli propri del centro di provenienza fra i quali i più importanti sono rappresentati dalla variante locale de Sa logudoresa a boghe e chiterra, con accompagnamento di chitarra e voce solista, da Sa dansa, ballo di corteggiamento accompagnato dall’organetto e da Sa ittiresa seria, versione locale del ballo tondo che può essere accompagnata, oltre che dall’organetto diatonico, dal piffero (pipiriolu) o dallo strumento a fiato – stretto parente delle più note launeddas – conosciuto come sas benas.

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